Un giorno che si sarebbero incontrati, lui scavava con le dita una terra nera e generosa per seppellirvi le perle i tesori e i sogni di un’avventura mai nata, lei era una volpe rossa al limitare di un bosco, il fiato grosso dell’innocenza in salvo e un ghigno di vittoria a sovrastare gli squilli dei corni da caccia di rame bruno.

Un giorno che erano appena nati,

lui disse: un giorno ci incontreremo e ne avremo tempo, ora riposa e sogna,

lei disse: vattene mentre dentro le sorrideva un minuscolo sole.

Perché lui non se ne andava mai.

Un giorno che lui aveva costruito una città di sabbia rossa impastando parole, virgole, ipotesi, attenzioni, gusci d’uova, cannella, radici masticate e sputate, confessioni rapite all’alba, lacrime immaginate e lacrime ascoltate, piume morbide d’uccelli calde del primo volo dal nido. Una città che fosse a metà strada fra due mari immaginari ma alta e sparviera aggrappata di unghie nere su un monte,

quel giorno che lei era arrivata e coi piedi nudi di vergogna aveva schiacciato quella piccola città, spargendo la sabbia al vento d’inverno,

e aveva detto: ne costruiremo un’altra, sempre, per sempre, li voglio tutti i tuoi sogni,

quel giorno poi che dopo tutto questo lui e lei passeggiavano lungo un viale antico, all’ombra di angeli di pietra dalle ali di fil di ferro e dai seni ornati dei licheni asciutti del tempo ormai trascorso.

Un giorno che lei aveva bisogno della tenerezza di lui e se ne era accorta mentre tirava via la polvere e i piccoli ragni impauriti dalle scatole rosse della sua memoria, mentre le apriva una ad una a cercare le ragioni di ogni paura che torna, un giorno che lei aveva saputo di come da sempre.

Di come da sempre.

E allora quel giorno era stata una corsa a cercare lui, sperando una speranza verdeamara di non trovarlo, lui che da sempre se ne restava appeso al filo iridescente di un’attesa allegra, vana, presuntuosa, irridente.

Ma lui non andava mai via. E quel giorno a tutto questo lei aveva dato un nome segreto, stringendolo coi nodi della sua personale tenerezza, che nessuno al mondo avrebbe visto mai, e che lui conosceva da sempre.

Un giorno che insieme si accorsero di contare i giorni ciascuno a modo suo, di giorni vuoti e pieni di rabbia, colori, silenzi e altro e altro e altro ancora.

Di quello stesso giorno che, infine, la conta diede lo stesso ineffabile esatto spudorato risultato.

Due.

 

 

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