Teresa stanotte è tornata bambina.
Quella bimba dall’aria gentile di cui conserviamo una foto mangiucchiata dal tempo.
Un vestito da comunione bianco con gli sbuffi e i ricami e una lunga treccia nera. E’ risalita con una fatica muta attraverso le stagioni del suo tempo, vissuto all’ombra del fumo verde di un fuoco, in una casa di pietre che sbriciolano, all’ombra di una solitudine e di un vestito a lutto di cui forse aveva smarrito i margini veri del senso, è tornata a quel posto senza più tempo dentro alla sua foto da bambina.
E ora sorride.
Io penso che alla fine si sceglie, almeno un piccolo margine, ma a volte è concesso. L’ora del respiro rassegnato, magari nel silenzio della notte, perché nessuno si accorga di quel passo veloce di coraggio, l’istante in cui i figli stanchi cessano di contare i respiri e si abbandonano al sonno. E Teresa sceglie il momento giusto, per sé, sceglie anche per noi. L’ora tarda del giorno dopo la Festa della Madonna. La Festa coi fiori, e la banda della musica, e la Chiesa che odora di nuovo. La Chiesa che attende.
Nei paesi sospesi ancora nel tempo la Chiesa aspetta il Rosario e le vecchie col velo sul capo e i grani neri fra le dita nodose. La Chiesa non ha fretta, e odora di cera e di fiori. Teresa tornata bambina prende posto tra i banchi, con le altre bimbe, sorride e si unisce ai canti. Ha paura delle nuvole d’incenso, che aspre le strapperanno una lacrima, ma l’incenso è l’odore dei santi. Di questo si vive.
Teresa avrà una bella vita, una vita piccola intessuta di felicità piccole, e di piccoli dolori. Farà un viaggio, poi tornerà, poi sarà la Guerra, e la Fame, e i figli da condurre alla vita. E la vita a condurre per mano Teresa. Quasi senza peso. Poi, un giorno molto lontano, quando sarà il tempo giusto di essere stanchi, Teresa spedirà il suo senno sulla Luna, come per gioco, tenendo per sé un paio d’occhi che da neri saranno infine stemperati d’azzurro, quando la guardi, e Teresa vorrebbe dirti ancora qualcosa, ma alla fine no, che non è così importante, bastano gli occhi.
Teresa sorride nella foto, ora, è tornata bambina a imparare le favole che dovrà raccontarmi, per insegnarmi a raccontare, ché io, oggi, possa aver raccontato.
Del vuoto che rimane, alla fine, di tutte le piccole vite.