La ragazza blu è un gatto che puoi guardare da lontano, di là dalle sbarre del suo giardino perfetto.

Puoi lusingarla con esche da gatto, ma lei non ti mostrerà mai troppo della strada che porta alla sua anima.

La ragazza blu è selvatica fino ai frammenti d’oro dei suoi cromosomi segreti. La prima volta ti dice: -vuoi guardarmi?- e si volta di spalle. Allora provi a guardarle il culo, con ferma intenzione, come un avventuriero biondo cresciuto sotto la Croce del Sud, ma è inevitabile che tu smarrisca la strada, per quelle spalle nude da uccello, per la tenerezza stessa del gesto a negarsi, come i gatti visti di lontano.

Come i gatti che vanno via, la ragazza blu a volte fa ritorno, te la ritrovi davanti con lo schianto dei ciliegi che hanno vinto la lotteria dei fulmini, ti lasci bruciare per un istante lungo quanto il medioevo, poi lei ti dice: -io, ti guarderei così..- e mette due puntini come due mondi pronti a navigare le stelle. Quindi ti fa il dono degli occhi. Allora scopri una cosa che hai sempre saputo, che il colore non era importante, lei ti guarda e tutto diventa azzurrino, -colpa di quella maglia sottile- ti dici. E sorridi della tua bugia. Colpa dei puntini, forse, sempre due, come due mondi universi.

La ragazza blu mangia la pizza e ti guarda, dice: -non conosco l’Amore, ma questa pizza non è male- ed è allora che, come un gentiluomo cresciuto all’ombra di stelle lontane, devi fare la cosa giusta, la unica semplice mossa di prenderle le mani, con l’aria innocua delle promesse per sempre. Ci sarà musica di violini, la senti, l’ho messa io, ci sta bene. Resta così. La ragazza blu ha il senso dello spettacolo, si abbandona ai violini, e alla stretta della tua innocua promessa.

Ora, noi non sappiamo chi, cosa e come di questa storia, né quando fu il tempo.

La ragazza blu esiste nel suo giardino, e a volte si mostra, di spalle come i gatti che pensano ad altro, forse allo stesso blu delle stelle.