L’entità incarnata nell’ombra costeggia il muroscudo del giardino con una padronanza del silenzio morbida, prodigiosa. Ignora d’istinto i cocci aguzzi di bottiglia e senza esitare sceglie la scala a chiocciola rugginosa, come un gioco nel gioco, per quel divertimento di spire verso il basso.

Alla fine di quel viaggio interiore nella sicurezza delle tenebre decide di posare il culo nell’angolo estremo del luogo, aldiquà della rete, applicando un principio di indifferenza che si traduce nel calcolo automatico del punto di massima distanza dal mio, di culo, posato sui gradini del patio.

Lui sa che io so. Nonostante le tenebre. Per qualche motivo accetta.

E’ due giorni che osservo il suo rituale di prudenza, che rifletto sul concetto di falsa sicurezza soffiando piano il fumo dalla bocca.

Piano, per non disturbare. E piano mi muovo, mimando la sua astuzia, scivolo nella casa silenziosa, preparo la macchina, esposizione zoom e altre stronzate, a memoria, tanto fuori è buio pesto, non ho speranze.

Ma. La speranza è una gran puttana.

Riprendo il mio posto sui gradini, al gelo. Attendo, che l’aria scura mi ridisegni un punto di riferimento minimo negli occhi, l’entità è ancora lì, di spalle credo, una sfumatura infinitesima di nero sul nero, appena un po’ di più.

Scatto quattro pose, due col flash, due senza, a polso fermo. Me la gioco, insomma. Contro le leggi del buio, contro i fallimenti della speranza, contro la falsa sicurezza, il principio caro agli assassini.

Bene, ho il mio tesoro. Lo schermo luccica, esita, la macchina traduce le informazioni, mentre il pensiero ghigna dentro come un nano, -informazione non è conoscenza-. Infatti.

Le foto sono nere come il culo del demonio. Un buco nell’acqua, per dire.

Penso. Mentre la musica alta dice di fuoco che brucia il sangue, e di ricordi.

Penso, e mi ricordo del piccolo albero, e dei segreti nascosti nel buio della sua piccola ombra. Non è un lavoro lungo, se conosci il segreto basta un piccolo passo, di solito.

-Che gran figlio di puttana – è il pensiero, e davvero vorrei gridare – bingo! – come quelle vecchie miliardarie in vacanza. Non credo ai miei occhi, e ho lo stomaco stretto.

Falsa sicurezza, vedi, è quello il concetto. Buona per gli assassini.

Stanotte proteggiamo i gatti. Ancora.

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