Dolores ha un bell’andare, di passo svelto e primavera. Piove, forse, lassù oltre i tetti del Barrio Negro, ma la pioggia è questione che riguarda gli angeli, e le loro piume preziose. Nei vicoli in basso è la terra, e gatti in livrea multicolore, e marinai a rammendare le reti di una fatica antica, immemore, e mercati di fiori buoni solo, ormai, per barattare rinunce con occhi complici, ridenti, rassegnati.

Dolores ha gambe forti e un passo che tintinna. E quel suono, come di zecchini d’oro da saggiare su una pietra d’angolo con astuzia da mercante d’Oriente, quel suono è Mistero.

Perché Dolores non veste monìli su quella seta di pelle creola, guerriera, che averla vista passare, anche solo un istante, si farebbe per sempre il gioco di smarrire senno e memoria, a dadi e ron, che importa. Importante è aver visto.

Dolores è l’incanto del suo silenzio, della sua malinconia.

Dolores è il mistero di quel tintinnìo d’Anima, di quel passo quieto di bell’andare lungo i muri dei vicoli vivi del Barrio antico.

Dolores, che a volte si ferma, e lassù in alto un angelo perduto scuote le piume, a scrollare via brividi e gocce di pioggia.