Questa storia ha tre tempi
uno necessario
che è come indossare le scarpe per andare
e gli ultimi pensieri del
-si deve, anche se il giorno è ancora buio-

e un tempo dopo
che è conseguenza,
ma appena sufficiente
cioè potrebbe non esistere

il dono del poeta avaro a sé
che nossignore, non cambierà il fottuto
ordine del mondo

poi c’è un tempo ultimo
che qui
in questo spazio bianco
non è ancora deciso

è solo per questo che scrivo.

C’è un uomo che ha smarrito la sua fortuna
o almeno così credono tutti
è così innamorato delle sue bugìe
che se gli chiedessero
-che faccia hai ragazzo-
stasera sarebbe Cary Grant
per quella sua aria compassata e bambina.
Io non so come morirà.
Se lo sapessi avrei paura a scriverlo.

C’è una bambina con un cappello di paglia
che guarda il mare da una foto,
dietro
l’aria le è celeste
come un opale perduto in un cassetto
nella foto il mare non si vede
è solo un punto
di luceblu negli occhi.

La bambina guarda lontano,
aspetta.
Io so cosa sarà di lei,
e ho paura a scriverne
perché sarebbe tutto vero.

C’è un uomo seduto di spalle al mondo
ha le mani grosse, spaccate di fatica
non ha mai fatto nulla d’importante
forse un tempo desiderava fare un viaggio
ora non gli importa
guarda il sole a occhi socchiusi
e si taglia via le unghie spesse
a schegge,
con un coltellino
non sente dolore, è abituato,

ho paura per quelle mani
lo confesso

ma è per questo che scrivo.