Un giorno racconterò di quell’uomo che, ogni mattina, seguiva i passi della ragazza vestita di rosso, da uno dei palazzi antichi e fatiscenti del quartiere San Lorenzo, piano costeggiando un enorme giardino, fin dentro alla Città Universitaria, dove, con un sospiro negli occhi la vedeva scomparire di un passo aggraziato in uno degli ieratici edifici sapienziali che a quell’ora apparivano deserti, fatta eccezione per i gatti che dormivano sui tombini fumanti, come quei quadri un po’ sciocchi, della transavanguardia, dove l’Uomo risulta escluso, negato, ma proprio come idea, per sempre.

L’uomo restava lì ad aspettarla, a volte fino a sera, per riaccompagnarla da lontano fino a casa, congedare con gli occhi quel vestito di un rosso incantato e quei fianchi che immaginava pieni e dolorosi come l’odore dell’erba dopo la pioggia.

A vederli, se fosse stato possibile vederli insieme per una volta soltanto, avreste detto subito scrollando la testa, sono diversi, sono così diversi.

Come una strega e uno spazzacamino per esempio, con uno spazio in mezzo che davvero avreste detto incolmabile.

E qui potrei dirvi molto, delle differenze nel vestire, delle sfumature nel sentire la vita, di come ciascuno dei due, in un modo personale e per sempre unico, declinava il pudore, l’inquietudine, le ombre del cuore.

Ma invece mi piace pensarli, adesso, trasportati in un altro tempo e con un guizzo di fantasia cancellare quell’abisso che li separava, che fosse solo inconsapevolezza di lei non lo sapremo mai, magari la ragazza dal vestito rosso vedeva l’uomo con la coda dell’occhio e ne sorrideva in qualche modo segreto, magari l’uomo la vide sempre come inarrivabile, anche se lì a un passo.

Lasciamo la cosa in sospeso.

Lo stesso posto, lo stesso quartiere, quindi, ma un altro tempo, i mesi terribili dei bombardamenti americani magari, così ne farei due anime perse nel fiume della Storia, lui con uno sguardo da lupo affamato, lei, ancora e sempre con un vestito rosso, forse solo più lungo e svasato in fondo, due anime impolverate e due cuori pulsanti di sangue vermiglio, carico di speranza.

Ecco così mi piace, ha un significato, li farei incontrare in una mattina di sole, mentre lei torna dal mercato nero e lui ha appena trovato un amico, e quindi anche una sigaretta preziosa come l’oro, si sorriderebbero stavolta, perché no, attenti! questa volta un po’ meno diversi, quel tanto che basta a colmare l’abisso.

Quel poco che non potremo mai dire e che nessuno conosce.

E allora forse lui la prenderebbe per mano e la condurrebbe a casa, stavolta, magari in silenzio.

Fine.

Perché in silenzio dite?

Perché avranno tutta la vita per parlarsi, fino a notte fonda, al buio nel letto, tutta una vita, ci pensate?