Se bastasse appena la metà di questo cielo tagliato a caso dal filo teso di quell’aquilone che mi sei al ricordo impigliato innocente al tiglio bambino superstite unico del malo inverno che bruciò la collina che per incuria non chiamammo amore che per incuria non
Se bastasse appena sollevare gli occhi indovinando il preciso istante del volgere a notte di questo cielo del gloriaexcelsisdeo cantato a fili d’erba per averti atteso il giusto tempo e non oltre e non di meno e il rumore degli insetti d’oro adornarti di bava i piedi sulla soglia di una casa tranquilla e i sandali appesi fuori a raccontarsi l’un l’altro il ricordo della strada che ti giunse qui a regalar sorrisi
Se bastassero appena gli occhi a spiare il buio dentro una casa come dentro a un cuore entrambi addobbati a nastri rosa e confetti per le feste a spiare la gioia di saper entrare a piedi nudi sapendola alle spalle l’acquatramontana che ti spacca il viso e l’anima sapendola in esilio per sempre col solo presuntuoso dolore di guardarla vapore caldo sul vetro e sorriderne
Se bastasse poi starsene al sicuro con addosso un quintale e passa di piume inventate ogni volta per l’occasione e semplicemente fidarsi di quella boccadoro bellamia che ti cerca una storia nuova per il solo fottuto gusto di vedertela ridere in fondo agli occhi fino a sprofondarti la notte in bocca di sonno e giustizia in ritardo e sogni di vendetta a singhiozzi da placare con le mani strette e una tisana di cheimportacosa quando spalanchi gli occhi al buio e mi trovi a vegliare sai di che parlo parlo di occhi verdi splendenti al buio per sempre
Se bastasse ancora l’illusione dell’equilibrio che non siamo uccelli no non sappiamo volare non abbiamo ossa leggere né attitudine alle altezze senza ritorno e neanche ghiandole segrete a decifrare le correnti magnetiche e ti spiego non è solo il sogno del volo cui rinunciare ma perfino lo smarrimento dello stare fermi a un crocevia nonostante averla vista la strada dritta con tanto di fottuti cartelli rossi e blublublu e quindi l’equilibrio di andare e delle mille volte che non ho potuto altro che rimanere seduto a guardare a ginocchia incrociate sai di che parlo e quando sembra così facile che perfino una – perdonami – fottuta bambina rosa che osa le punte senza averne la minima idea di quella cazzo di teoria dell’equilibrio lo scarabeo vola perché non sa di poterlo fare sai di che parlo ora potrei chiamarla l’inconsapevolezza dell’amore cosiccome la forma profonda di un morbo che muta inaspettatamente in salvezza e di quando non ti importa se la colpa è stata di una preghiera di fede o di una cosa chiamata caso che importa adelante adelante adelante la vita si diverte puttana a starsene sempre un passo più in là con una semplice spietata mossa d’anca
Se bastasse poi ancora sgranare parole fra le dita ad avvelenarti di miele lucido splendente infido e di come posso facilmente incantare legioni di formiche rosse nonostante seriamente impegnate nell’arte della guerra con un semplice atto di fantasia – tipo? – dici tipo leggere l’indice di un libro tanto amato bellamia con quei titoli così – suggestivi – diremmo in un salotto buono e per farci belli il giardino dei sentieri che si biforcano senti come suona bene e inventarci una storia con un minimo di impegno seduti a terra fra atomi di polvere e inventare una variazione minima – ti confesso un segreto, il Don Quixote è creatura mia l’ho scritto io – e crederci con un briciolo di fede perché a tutto puoi non credere fuori da queste parole luminose e vuoi ancora storie? facile basta scorrere la playlist di un giorno qualsiasi facile come respirare guarda take me out portami fuori da tutto questo e stelle stelle stelle di stelle all’ombra della terza luna guarda cosa hai fatto what have you done baby e alla radio c’era una radio song like a song diremmo e tutte le promesse tutte le promesse all the promises we make dalla culla alla tomba amoremio sdrucciolando attraverso le vie del Pamir ignorando i fratelli accoccolati al margine della strada e non ci guarderemo indietro mai mai capisci solo un brivido un istante prima che mi arrivi in mente il ricordo dell’odore che eri come un treno che piomba addosso all’ingiustizia di un novembre lontano e continuare così everything burns tutto brucia qui dentro dentro ai miei vuoti dentro in un posto che un giorno qualcuno si prenderà cura anche di noi fidati o forse no e se bastasse una canzone a riposare sulle colline di Osaka con quelle ragazze dolci sedute sull’erba ignare di tutto e vedi come sono bravo ora spegni quella cazzo di radio ora ho bisogno di un po’ di amore ora
Se bastasse una punta d’ago di rame vecchio a scavare le vene stanche di quel braccio vergine bianco come i fiori rossi di ciliegio a scavare a cercare il rifugio tiepido il punto d’innesto di una vita nuova il buco finale di quiete e irrorare impetuoso di seme caldo la bugia eterna dell’amore senzocchi ora sei cieca bellamia e mordersi la bocca nei ritagli di tempo e di coscienza amore mordersi a sangue l’evidenza che l’amore è una civetta ferma nel centro esatto della notte l’amore vede tutto il buio che mai riusciremmo a nasconderci l’amore pretende brucia consuma si spegne e cova l’amore è un passero che arruffa di solitudine forte di minuscoli artigli feroci aggrappati a un cavo teso di pura energia ti si vede tutto negli occhi rimettiti gli occhiali non ricordo se l’ho detto sul serio non ricordo ma avrei dovuto
Se bastasse tacere il ricordo di quando la notte imbocca il suo consueto binario morto a terminare un giorno come un altro e il gioco della quiete e del riso ti addormenta sfinita quando davvero tutto il mondo dorme e si fa tondo come una palla da bambino ridotto alla forma di una cosa che finalmente comprendi leggera e colorata di sogno ed è lì che ha senso vegliarti rinumerare a memoria i punti fissi le ragioni estreme dell’universo e modularli sul senso a girotondo dei tuoi respiri e vegliare e spiare il mistero dei sogni che ritornano e ne ho visti miracoli bellamia che i movimenti rapidi degli occhi restano nel cerchio secco dell’improvviso e troppo umano umano ma la ragione necessaria a sostenere soltanto che spiegare sarebbe davvero aldilà reggere in mano almeno un istante di ciò che vidi che sognavi di danzare e le mani e i piedi si muovevano a tempo la ragione necessaria ecco è quel forse da ingoiare a memoria che forse forse la mia veglia d’angelo fosse nient’altro che un sogno come se questo non avesse un prezzo al mattino quando il sangue è ancora freddo e
Se bastasse ancora